venerdì 5 agosto 2016

Diario di Sara
Giovedì 4 agosto, giorno 21.
Ieri siamo finalmente arrivati a Maua. Siamo in viaggio da lunedì, sono stati due giorni stancanti e ricchi di emozioni. La prima tappa è stata Ilha de Mozambique, una piccola isola da cui fino al 1930 milioni di schiavi neri venivano deportati nelle piantagioni americane. La giornata è più tranquilla del solito, visitiamo isola nel pomeriggio e la sera decidiamo di mangiare per strada comprando pane e bajie dalle donne che li vendono lungo la strada. Ci avviciniamo, questa volta non è una ragazza, ma una bimba che dorme appoggiata ad un muretto. Si sveglia di soprassalto, la salutiamo e le chiediamo se va a scuola. Lei risponde di si, per questo è così stanca, ogni mattina si sveglia alle 4. Però ci dice con orgoglio che frequenta la quinta elementare! Sono questi piccoli incontri che rendono questo viaggio così carico di emozioni, quando c'è incontro, c'è conoscenza, e non si smette mai di crescere. L'indomani mattina abbiamo di nuovo la partenza alle 6, questa volta la destinazione è Nampula, grossa città in cui dobbiamo fare rifornimenti per L'Asilo, ma soprattutto per la missione cui siamo diretti. Io e Stefano passiamo tutto il giorno fra il caos di questa città insidiosa, dobbiamo stare sempre attenti alle borse, chi guida probabilmente non ha mai sentito parlare di codice della strada e scopro la triste realtà del commercio mozambicano, tutto in mano agli indiani. Detengono ogni forma di commercio e il loro unico scopo è quello di arricchirsi a scapito dei mozambicani, che sono costretti ad fare i lavori più umili ed essere sfruttati. In un magazzino non prendono la carta di credito, pazzesco! Ma non possiamo che comprare li, abbiamo già girato molti posti e siamo in ritardo, ci aspettano altri 400 kilometri prima di arrivare al prossimo ostello che ci ospiterà. Così, arrabbiati, paghiamo e ce ne andiamo. Di questo giorno però mi porto dietro il sorriso di un uomo a cui abbiamo fatto una bella sorpresa. Suor Dalmazia, da cui siamo diretti, ci ha chiesto se potevamo prendere un po di sapone. Dov'è lei non ci sono i soldi per il sapone. Così ci avviviamo alla prima bancarella del mercato che vende le barre di sapone, e gliele compriamo tutte, tre casse. Il venditore ci guarda con occhi sgranati! Probabilmente non gli era mai successo che due bianchi si avvicinassero e comprassero dalla sua umile baracca. Ci saluta felicissimo e chiama Stefano "patrao", padrone. Ma non gli piace proprio essere chiamato così! "Sei tu il padrone!", gli diciamo. Ogni persona che incontriamo sul nostro cammino ci lascia qualcosa. Appena ci rimettiamo in viaggio comincia un'altra avventura. La macchina è stracolma di latte, vernici, attrezzi, farina, zucchero, sale, sapone e tutti generi di prima necessità da portare a suo Dalmazia per il nuovo centro nutrizionale appena aperto in un villaggio sperduto nel mato, la parte interna e più selvaggia della savana, difficile da raggiungere persino con la macchina.  La strada non è molto lunga, ma ad un certo punto diventa sterrata. Non siamo su una stradina secondaria, ma sulla strada principale che collega il Mozambico al Malawi. Viaggiamo in mezzo al nulla per kilometri e kilometri, poi arriviamo a Cuamba quando è già buio da un po', sta notte dormiremo qui. La mattina seguente scopriamo che la macchina ha dei problemi... E questo è un grosso problema! Perché dobbiamo sperare che non sia niente di grave e soprattutto di trovare un meccanico che lavori seriamente. Fortunatamente va tutto bene, ritardiamo di sole 3 ore, viaggiamo per altre 4  su una strada sterrata, a volte incontriamo dei villaggi, completamente fuori dal mondo.... Molti di loro non sono neanche mai stati nella città più vicina che è Cuamba. Il tragitto è bellissimo, vediamo le scimmie attraversare la strada, starei in auto per tutto il giorno a guardare questo paesaggio, sempre uguale, ma sempre diverso. Quando arriviamo ci accoglie Suor Dalmazia, 80 anni, un concentrato di energia e bontà. È lei che si dedica al centro nutrizionale nel bel mezzo del mato. Non c'è elettricità e qui si incontrano tutti i casi più difficili e disperati dell'Africa, luoghi dimenticati da tutti, persino da chi fa volontariato, ma preferisce farlo al caldo e in una grande città, con tutte le comodità. Suor Dalmi no, ha deciso di farsi coinvolgere fino in fondo dalla Povertà. Oggi pomeriggio ci racconta del centro. Non è solo un luogo dove si distribuisce cibo, ma si costruisce un incontro con le famiglie. Ciascuna di esse viene coinvolta in un percorso di educazione all'igiene, specialmente quando vi sono bambini molto piccoli che soffrono di gravi forme di malnutrizione. Curare la mamma è fondamentale per l'allattamento del piccolo. Poi ci mostra le foto e tutti i segni esterni indice di malnutrizione. Alcuni ce la fanno, altri arrivano quando ormai è troppo tardi... Purtroppo non c'è un villaggio unico, ma un insieme di casette sparse, difficili da raggiungere, per cui è molto difficile rintracciare i casi. Nonostante questo, e per questo, Dalmazia continua a lottare. Grazie.

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