sabato 27 agosto 2016

Diario di Stefano.

Arriviamo da Johannesburg nel primo pomeriggio.  All'aeroporto di Pemba ci attende Suor Ofelia. Saremo ospiti nel Lar Maria do Refugio. Il fuoristrada percorre la pista in terra rossa verso la casa. Arrivati entriamo nel porticato tra le ragazze in festa. Canti e balli e poi presentazioni. Ad  un certo punto tutto si ferma. Suzana ci trasmette tutto il loro dolore per le vittime del terremoto. Un silenzio e una preghiera. È  stato un gesto carico di umanità e vicinanza. Semplice e profondo. Ci siamo poi abbracciati e non c erano mozambicani ,spagnoli o italiani. Eravamo  un"unica umanità.  Il giorno seguente le ragazze hanno spiegato , con l'aiuto della presentazione in power point , cos'è  il Lar Maria do Refugio. Questa presentazione è  stata realizzata grazie all'aiuto di Sara . Un lavoro fatto insieme che ha dato ottimi frutti. Il gruppo dei viaggiatori ha apprezzato molto. Il senso di un viaggio solidale è  anche questo.

Il salvavita sconosciuto

La caratteristica comune del cibo consumato in tutto il Mozambico è la carenza di vitamine A, B, D, E, ferro, zinco calcio e iodio, carenza che si registra a livello fisico e che porta a soffrire di malnutrizione. La dieta mozambicana  è di tipo ipocalorico, con pochi grassi e proteine e molti carboidrati insieme a cereali e radici e varia a seconda della zona geografica in cui ci si trova.  Mediamente i mozambicani assumono 2085 kcal al giorno (FAO, 2011), ma gli alimenti sono molto poco diversificati e si tende a puntare sulla quantità piuttosto che sulla qualità, mangiando tanto ma senza un apporto nutritivo adeguato.
    Ma una soluzione é stata trovata, la “multimistura”.
La “multimistura” è un composto ricco di sostanze nutritive i cui ingredienti variano a seconda della regione in cui essa viene prodotta e soprattutto in base alla loro reperibilità. Più che di un prodotto si tratta piuttosto di una formula con componenti nutritivi fissati ma composizione flessibile. Essa nasce in Brasile, grazie alle ricerche della dottoressa Clara Takaki Brandão ma sua diffusione è stata possibile grazie alla Dottoressa Zilda Arns, che progettò di agire attraverso la rete capillare della Chiesa per salvare con alimenti di origine “umile”, ma dagli apporti nutritivi equilibrati, i malnutriti brasiliani. 
In Mozambico, è stata introdotta nel paese dalle missionarie brasiliane, agli inizi degli anni Novanta del secolo scorso, e il legame linguistico che corre tra il Brasile e il Mozambico ha permesso una comunicazione e delle operazioni efficaci sul territorio.
Per preparare la multimistura si utilizzano i prodotti locali, cercando di comprare il meno possibile e sfruttando ciò che si raccoglie e si possiede. L’assemblaggio degli ingredienti non è però casuale, il mix deve permettere la ripresa dalla malnutrizione, ovvero contenere carboidrati, proteine, vitamine, grassi e sali minerali.
Per quanto riguarda la distribuzione del prodotto essa può avvenire in centri nutrizionali, come quelli fondati dalla Onlus Sole, su iniziativa delle Suore della Immacolata Concezione, gestiti con l’aiuto di alcune giovani donne locali.
Essi si trovano nel Niassa, all'interno della diocesi di Lichinga.
 Le mamme dei bambini malnutriti vi si recano e ricevono, due o tre volte la settimana, la multimistura (in questo caso specifico a base di mais, arachidi, sesamo, fagioli, crusca di riso, manioca, gusci d'uovo, zucchero, olio e acqua). Un aspetto importante è il coinvolgimento dell’intera comunità, dalla costruzione delle semplici capanne alla sensibilizzazione tra le famiglie dell’efficacia del prodotto.
Le donne partecipano attivamente alla preparazione e sono loro stesse le divulgatrici dei benefici della multimistura. La figura femminile assume un’importanza strategica nella lotta alla fame, grazie allo scambio di conoscenze e di informazioni, ma soprattutto grazie all’applicazione delle formule apprese, nell’ambito domestico.
La multimistura ha la caratteristica di essere una formula, ed in quanto tale, è molto flessibile nella sua composizione: gli ingredienti vengono adattati ai contesti di utilizzo; è la valorizzazione di alimenti che, assunti da soli, sono poveri ma insieme costituiscono un ricco apporto proteico. Spesso alcuni “sottoprodotti”, non vengono minimamente considerati come degni di essere consumati e vengono relegati ad alimentazione per animali. Nella multimistura invece, per arrivare alla formulazione più adatta, si ricercano i nutrienti nei prodotti più umili e si tende ad utilizzare tutte le parti delle piante, dallo stelo alle foglie, riscoprendo le proprietà benefiche e applicandole anche nel campo medicinale. Questa formula potrebbe essere utilizzata in maniera tale da permettere sia uno sviluppo dal basso da parte della comunità, ma anche per promuovere una figura fondamentale per la lotta alla malnutrizione, quella femminile. Attività quali l’apertura di centri nutrizionali autogestiti potrebbero portare sia alla guarigione di coloro che sono già colpiti dalla malnutrizione sia diventare luoghi di prevenzione. I vantaggi di strutture del genere si estenderebbero all’intera comunità portando villaggi interi al debellamento della malnutrizione con le proprie forze ed i propri ingredienti e con un costo praticamente nullo.
 
Testo e ricerche di Stefania Chirico

giovedì 25 agosto 2016

Diario di Stefano, mercoledì 24 agosto.

iSimangaliso. ... questa parola in lingua Zulu significa terra delle meraviglie . Ed é cosi una striscia sospesa tra la terra il cielo e il mare . Un ecosistema unico . Flora fauna e paesaggi bellissimi.  Il tempo non ci aiutato molto perché  le nuvole basse e un forte vento non lasciavano spazio al sole. Un branco di gnu ci hanno salutati all'uscita. Oggi ultimo giorno a St.Lucia ci ha regalato un meraviglioso tramonto .

sabato 20 agosto 2016

Giovedì 18 agosto, diario di Stefano.

Un emozione grande ci coglie. All'uscita da una curva, vediamo un rinoceronte. Imponente attraversa la pista in terra battuta. Sono talmente preso dal momento che non riesco a prendere la macchina fotografica. Dopo il primo ecco un secondo. E poi arriva il piccolo che trottorella . I rinoceronti è l' ultima testimonianza dell'era dei dinosauri . La pelle dura le dimensioni imponenti e il corno. È proprio questo che ne sta decretando la sua estinzione. Vengono uccisi perché i cinesi ritengono la polvere del corno un potente afrodisiaco. Così bracconieri disperati entrano nelle riserve e massacrano i rinoceronti. Ce ne sono sempre meno . È per questo che vederli è raro ed emozionante. Ma le sorprese non sono finite . Dopo una ventina di chilometri, sotto un arbusto, a pochi metri dalla pista due leonesse si riparano dal sole. Dal finestrino sono bellissime, posso guardarle negli occhi. È sorprendente come stanno tranquille. Ma un rumore improvviso le mette in guardia. Una va via infastidita, l'altra si mette in posizione di attacco. Il corpo appiattito e le spalle in alto. È meglio andare via. Un ultimo elefante ci saluta prima dell'uscita.

Il viaggio equosolidale!

Alcune persone ci chiedevano anni addietro la possibilità di visitare i nostri progetti in Mozambico. Su questa richiesta è nata la collaborazione con l'agenzia di turismo responsabile Viaggi e Miraggi. Questo modo di viaggiare é rispettoso delle comunità locali e abbina l'aspetto naturalistico con quello della conoscenza delle persone. Dal 2013 ogni anno un gruppo massimo di 10 persone trascorre 15 o 21 giorni tra il Sud Africa e il Mozambico. Conoscere il Parco Kruger, il centro di recupero dei felini, e la storia del Sud Africa . I progetti di Sole, la gente calorosa e accogliente, le infinite spiagge del Mozambico. Questa è la nostra idea di turismo. Da domenica stiamo accompagnando i viaggiatori di quest'anno attraverso i parchi del Sud Africa per arrivare nuovamente in Mozambico. La natura di questi posti ti travolge. Gli spazi immensi ,la luce cristallina e gli animali visti non possono lasciare indifferenti. L' Africa è anche questa.


Diario di Stefano, ultimo giorno a Pemba.

Manu Stefano e Mana Sara vao em bora...... caro Stefano e Cara Sara vanno via ...mentre cantano vengono a baciarci le nostre lacrime si mischiano con le loro. Sono stati giorni intensi pieni . Qui al Lar Refugio abbiamo condiviso il nostro tempo con le trenta ragazze ospitate. Sara ha realizzato insieme a loro una presentazione del Lar che sole sostiene . Ma loro ci hanno dato una lezione di forza coraggio e allegria. Una riscoperta dello stupore ! La nostra commozione che diventa saudade (nostalgia e malinconia) è tanta . Non riesco mai ad abituarmi agli addii del Mozambico. 
La storia di Suzana, 13 anni, ci tocca da vicino. L'anno scorso durante la nostra permanenza a Metoro, una sera arriva Suor Teresa . Ha una notizia terribile : la nipote di Raimondo, il maestro dell'asilo, è stata abusata mentre andava a prendere l'acqua. Raimondo e i genitori vogliono che Suzana vada via da Metoro. Trovate un luogo famigliare dove possa studiare e crescere . Pensiamo insieme al Lar . Da gennaio è qui . Il papà ogni tanto porta un sacco di noccioline . Doveva frequentare la 5 classe, ma non sapeva leggere per questo è stata inserita nella seconda. Con lei e le altre ragazze è molto importante lavorare sull'autostima.

lunedì 15 agosto 2016

Lettera di Suor Dalmazia
Carissimi amici di SOLE, Quasi non credevo a me stessa, nel vedere arrivare  in missione Stefano e Sara, con latte, zucchero, farina, medicine, sale e sapone, tutti beni  preziosi piú che mai in  questo periodo in cui cominciano a sparire dal commercio dei beni di prima necessità.Questo vi aiuti a comprendere con quanta gioia abbiamo ricevuto la vostra  Provvidenza, acquistata, tra l'altro, con sacrificio enorme dai “compratori” che hanno dovuto passare da un centro commerciale all’altro,  fino al punto di comperare al minuto, pezzo dopo pezzo il sapone e non so cos’altro. Centro Nutrizionale di MuliquelaStefano mi ha chiesto di narrare  qualche “storia” di bambini usciti dalla malnutrizione grazie al nostro intervento.Come forse saprete qui a Muliquella-Ile, noi Missionarie della Consolata, ci troviamo  da poco piú di un anno. Prima di noi, per decenni, era stata  abbandonata per gli eventi socio -politici-militari degli anno 1975/1992 e per la difficoltà di trovare missionari/e disposti a ridare vita a quella che era un fiorente complesso missionario che offriva con il Vangelo, scuola, sanità, lavoro. Il nostro arrivo era stato preparato da  mons. Francesco Lerma, missionario della Consolata,  vescovo della diocesi di Gurué, da cui dipendiamo, dal 1911, restaurando l’ospedale, la maternità (gestiti dal governo)  e la nostra casa.Quando si sparse la voce del nostro arrivo, un’ondata di speranza invase la popolazione, sparsa in villaggi lontani, alcuni appollaiati su monti, irraggiungibili con i mezzi motorizzati.Dopo qualche tempo, ecco apparire mamme con bambini denutriti.In particolare ricordo una mamma, con due gemelli, uno dei quali in fin di vita. Quella mamma, era riuscita a far sopravvivere i suoi tesori, fino all’anno circa di vita, ma ora – c’era anche carestia nella zona a causa di una alluvione che aveva distrutto le colture -  uno era  in fin di vita e l’altro, un po’ piú forte, senza un intervento in latte, medicine, ed anche  sostegno  alla madre, l’avrebbe seguito. Riuscimmo a salvarlo, e ad iniziare un centro per la lotta contro la malnutrizione dei bambini.Stendemmo un piano, coinvolgendo il servizio sanitario governativo per la valutazione  dei casi, e il controllo del peso e dello stato di salute dei piccoli pazienti. Questo anche per evitare complicazioni burocratiche.Ricordo che l’infermiera ci chiese quanti bambini potevamo aiutare. Rispondemmo  "quanti avranno bisogno e che ci sarebbero stati segnalati con un documento". La giovane donna ci guardò stupita. Come sarebbe stato possibile? A dire il vero, anch’io rimasi perplessa di fronte alla risposta di suor Janete che ne avrebbe assunto la responsabilità. Un po’ come gli apostoli mi venne da dire: “E dove troveremo i fondi?" Il latte é carissimo, occorre comperarlo a Nampula che si trova a quasi 500 chilometri da qui… Ma non dissi niente.Il giorno dopo ecco i primi  clienti: due  gemelli al limite della malnutrizione grave, una nonna  dal volto solcato dal dolore per la morte della figlia che le aveva lasciato in “ eredità ” un bambino che portava i segni della trascuratezza sofferta  per la  malattia della mamma, ed uno di quei bambini che in quindici giorni da  pieni di salute diventano uno straccio a causa della malaria, che provoca febbre altissima,  vomito e diarrea, capace di stroncare persone adulte.Intanto si sparse la voce che, se il servizio pubblico spesso non aveva neanche l’antimalarico, le suore  si facevano carico dei bambini, dando persino latte o “multimistura” per la pappa. Così quasi ogni giorno, l’infermiere ci manda i famosi bigliettini, ed incomincia l’iter della cura.Metodologia. L’inizio del percorso di riabilitazione alimentare  comincia subito, senza molte domande, ma in base allo stato clinico. Alla mamma, o nonna, o zia , o sorella maggiore, che in genere accompagna il bimbo, si dà l’alimento appropriato, si insegna come usarlo e si prende l’appuntamento per la prossima erogazione. Intanto in maniera informale cerchiamo di conoscere la situazione familiare  consigliando di tornare con il papá del bimbo o del “tutore” tradizionale, in genere lo zio materno.Perché questo? Perché abbiamo deciso che non é giusto che sia solo la donna a portare il carico. Lei sempre lei. E i papá, i nonni, gli zii dove sono? Sapendo che la famiglia Africana non lascia mai una persona senza una figura materna e paterna, ne esigiamo la presenza. Se al terzo appuntamento “non appare”, sospendiamo la “quota”, finché non arriva colui  che ha la patria potestà …. Che spunta sempre al massimo il giorno seguente. Risultati. La sinergia fra i vari partner  responsabili della salute materno-infantile sta portando a buoni risultati, grazie naturalmente al SOSTEGNO per l’acquisto della “materia prima”, sempre piú cara per  famiglie contadine come le nostre, che faticano ad avere di che mettere sotto i denti nei 365 giorni dell’anno, e per famiglie che, improvvisamente, possono moltiplicare le bocche, non per il mancato controllo delle nascite, ma per “l’aggiunta” di orfani dell'aggregato della grande famiglia. Ricordo Sidalia. Una giovane mamma felice, con tre bambini, e uno al seno di sei mesi. Per la  morte della sorella le venne affidato un altro bimbo al seno. Arrivò da noi piangendo: non sapeva piú come fare a “controllare” i due affamati che si contendevano il seno!  Senza l’apporto di un biberon che calmasse i morsi della fame sarebbe stata la “distruzione”. Invece la situazione  fu messa sotto controllo. Assumemmo anche la giovane per lavori saltuari che le permettesse di acquistare  alimenti arricchenti la sua e la dieta della “tribú” e ci fu pace. La prevenzione ha dato i suoi frutti: basta guardare uno dei due birichini che si alternano ad accompagnare la “mamma-zia” quando viene da noi per aiutarci guadagnandosi qualche soldino.

mercoledì 10 agosto 2016

Diario di Sara 
Martedì 9 agosto, giorno 26.
 Lar significa famiglia, focolare. È questo il posto in cui siamo ospitati ormai da qualche giorno nella missione di Pemba. È più di un convitto per ragazze, perché si cerca di creare lo stesso ambiente famigliare e caldo di cui ciascuno di noi ha bisogno. Vi arriviamo sabato verso sera, siamo stanchissimi, siamo in viaggio per il mato dalle 6 del mattino... Non ho voglia di sentire e parlare con nessuno! Finalmente dopo settimane faccio una doccia calda, che ho scoperto non essere per niente scontata! Poi Stefano e suor Ofelia mi chiamano, hanno una sorpresa. Esco e trovo tutte le ragazze che mi cantano "tanti auguri!". Perfette sconosciute che cantano con calore e con occhi brillanti. Poi ci danno il benvenuto, sempre cantando. Quasi mi commuovo. Ci presentiamo, hanno quasi tutte la mia età.Al termine ciascuna di esse mi viene vicino e mi saluta... Ciascuna mi abbraccia. Ed dentro ognuno di quegli istanti percepisco che già si è creato un legame profondo. Ciascuna di loro ha una storia difficile: povertà, violenze sessuali; una bimba di 5 anni è stata portata qui dal nonno ormai vecchio, sua mamma è cieca, il papà scomparso non si sa dove. Rimarrà con le suore praticamente sempre, finché non terminerà gli studi e troverà un lavoro. Sorridono tutte, con un sorriso spontaneo, e mi chiedo dove trovino la forza di fare tutto questo... Che bellezza! Qui è stata data loro la possibilità di riscattarsi e costruirsi un futuro. La cosa che più mi colpisce è che godono degli stessi e identici servizi di cui godono le suore, cosa non sempre possibile data la scarsità di fondi. Qui, invece, vengono trattate alla pari e questo influisce moltissimo sulla loro autostima. Si svegliano alle 5, si preparano la colazione e alle 6.30 partono col pulmino dirette verso scuola. Sembra una vita normale e, in effetti, rispetto a ciò che c'è fuori, è così. Ma oggi, durante un'attività, scopro che non sanno scattate una fotografia, non l'hanno mai fatto. Una di loro frequenta la quarta primaria, non riesce a scrivere il proprio nome: nella sua classe sono circa 70 gli studenti, senza banchi ne sedie. L'abbiamo visitata ieri la scuola, è disastrosa; questa è la finta democrazia mozambicana. Oggi abbiamo lavorato un po' al computer, a piccoli passi ciascuna scrive la propria presentazione su word, alcune non hanno mai tenuto in mano un mouse. Sono tutte entusiaste: appena una impara, si impegna per aiutare la compagna successiva. Ad un certo punto io non servo neanche più! Poi mi insegnano a mettere la capulana, mi agghindano con questo tessuto sgargianti e chiedono a Stefano di fare le foto... Certo che siamo uguali in tutto il mondo! Al termine del pomeriggio sono soddisfatte e contente, domani cominceremo a spiegare come si utilizza il Power Point e nei prossimi giorni realizzeremo delle presentazioni, in particolare sulla loro giornata tipica, che poi mostreremo in Italia. Che dire... Work in progress!
Diario di Stefano
Domenica siamo tornati a Metoro. Grande festa per i 50 anni di professione di Suor Antonietta. Una festa dell'intera comunità. Non solo a Metoro Suor Antonietta è  famosa per le sue cure omeopatiche. Ha visitato e curato molte persone che arrivano da lontano nei suoi 15 anni a Metoro. Oltre alle visite nel suo centro di salute Suor Antonietta ha messo in piedi un vivaio con piante di papaia, banane, guiaba... che nonostante la forte siccità  da frutti. E per questo essere prossimi alle persone che la chiesa è  stracolma. I canti e le danze sono carichi di allegria e gioia. Ero felice sia per Lei che   per rivedere a distanza di un anno il mio grande Amico Padre Luiz ora Vescovo di Pemba. Bellissimo vedere il gruppo delle donne di Metoro arrivare avvolte nelle colorate capulane cantando in Macua .  Si fermano davanti a Suor  Antonietta la prendono per mano e la invitano a danzare con loro. Tirano fuori dei piccoli fagotti.
Dentro ci sono un pugno di noccioline ,   una mandioca , due banane . Semplici doni ,costati ore piegate nei campi sotto il sole. Sono questi gesti che ti rimangono dentro. Lunedì  mattina partiamo insieme a Suor Ofelia per visitare le scuole e l asilo frequentate dalle ragazze del progetto borse di studio. Questa giro per noi
è molto importante.  Vedere  le condizioni dove studiano le ragazze ci permette di comprendere i grandi sforzi che stanno compiendo. Juliana ci attende nel cortile della scuola . Sono le dieci le lezioni in teoria dovrebbero essere iniziate da due ore . Attorno vediamo  solo ragazze e ragazzi che parlano e scherzano. I professori non sono ancora arrivati! In una aula ci sono alcune ragazze sedute per terra, mi guardo attorno . Non ci sono banchi. La lavagna è piena di parole e queste ragazze, stringendo tra le mani un mozzicone di matita, ricopiano. Passiamo in un'altra aula stessa scena . Ragazzi seduti per terra con un quaderno che ricopiano da un vecchio libro. Ogni aula è  composta da un minimo di 40 ad un massimo di 85 allievi. Studiare in queste condizioni è  veramente eroico. Andiamo poi nella  scuola comunitaria Maria Mazzarello. È  stata costruita dalla cooperazione spagnola. La direttrice pedagogica è   una Suora  Salesiana e i professori vengono retribuiti dallo stato. È  pubblica ma ha il vantaggio di un controllo maggiore . Qui troviamo  i ragazzi in aula, seduti nei banchi il professore spiega la lezione . Ogni classe è  composta per un massimo di 40 allievi. Sembra un' altro mondo. È  sconfortante vedere lo stato di totale abbandono in cui versa la scuola . Ragazze e ragazzi di talento, con voglia di apprendere devono confrontarsi ogni giorno con queste situazioni. Oltre ai molti kilometri che devono compiere prima di raggiungere  la scuola. La fame che accompagna molti di loro. Eppure continuano ad avere voglia di imparare. Oggi pomeriggio  era uno spettacolo vedere con quanta curiosità  e attenzione seguivano l'attività al computer . Hanno iniziato a raccontarci i loro sogni . Poi, a turno scattavano foto dal libro di testo. Erano incuriosite , piene di voglia d'imparare. Alla fine ci hanno ringraziato per la grande opportunità.  Come mi accade spesso vado via con la certezza che mi hanno dato più  loro . I sorrisi, le domande e i grazie hanno colmato il mio cuore. Senza questa struttura Juliana e le sue amiche non avrebbero la possibilità di frequentare la scuola. Un grande grazie a chi ci aiuta. Perché  come dice un proverbio africano : chi educa una donna educa un villaggio.

martedì 9 agosto 2016


Diario di Stefano
Giorno 23
Siamo partiti alle 6 ,da Maua . La partenza è  sempre un momento  un po triste ma il sorriso di Suor Dalmazia rende tutto facile.  Raggiungiamo Marrupa  per consegnare alle suore una statua in ebano della Consolata. Carico prezioso !, passiamo attraverso poche capanne con i bambini che ci corrono dietro e ci salutano .Una donna esce di corsa dalla sua capanna per salutarci. Percorriamo centinaia di chilometri in mezzo al nulla . Juventia  la incontriamo a Montepuez, nell'orfanotrofio delle Suore della Consolata . Ha sei anni ma è  piccola, è  arrivata che pesava pochi kili . Questi bambini che sono senza nessuno al mondo quando ti prendono la mano te la stringono forte.  Si aggrappano a te quasi a volerti spremere quell'amore che gli manca. Ci saluta con la mano e gli occhi sorridenti per il piccolo pacchetto di biscotti donato. Ancora un duecento kilometri di asfalto e siamo a Pemba ospiti delle Missionarie Mercedarie. Qui incontreremo le ragazze che sosteniamo con le borse di studio .

venerdì 5 agosto 2016

Diario di Stefano
4 agosto
La grande notte africana ci coglie ancora per strada . Siamo stanchi ma all'improvviso ecco ,dietro ad una curva le luci di Cuamba. Il mattino seguente ci fermiamo da un meccanico per sostituire l ammortizzatore posteriore. Succede sulle strade del Mozambico! Compriamo pane e bajie da una signora dal viso segnato da una Vita faticosa . Queste donne sono delle eroine ,lavorano sodo per portare a casa qualche soldo.Finalmente partiamo, il paesaggio sempre uguale eppure cosi diverso ci accompagna per i 159 km che ci separano da Maua. Bambini sbucano dal nulla per salutarci . Sorpassiamo biciclette cariche di sacchi di mais spinte a mano da uomini scalzi. Arriviamo a Maua nel pomeriggio . Incontrare Suor Dalmazia dopo un anno è bello. Lei è sempre uguale. Piena di entusiasmo e di sogni. Concretezza e cuore questa è Suor Dalmazia. Iniziamo a parlare e a raccontarci tutte le avventure . Uno spostamento in Mozambico non è mai banale o noioso. Ti lascia una traccia , un sorriso ,un volto ,uno sguardo . Infinita tristezza. Sono le parole che pronuncia Suor Dalmazia mentre ci mostra la foto . Una nonna, gli occhi rivolti verso il piccolo che tiene in braccio . Il bambino, potrebbe avere tre anni ma sembra di pochi mesi. Gli occhioni resi ancora più grandi dal viso consumato dalla fame. Gli occhi di entrambi esprimono solo infinita tristezza. Siamo arrivati ieri a Maua per incontrare una nostra grande Amica: Suor Dalmazia . Quella foto è di una delle nonne, mamme e ragazze che frequentano il centro nutrizionale di Namaquele. Il nuovo progetto sostenuto da Sole. Arrivare a Maua è stato un viaggio! Partiti lunedì alle sei da Metoro con destinazione Ilha de Mocambique . La nostra meta è Nampula dove andremo a fare compere per la Missionne. Ilha è una tappa intermedia: è un luogo carico di storia. Qui sono passati milioni di schiavi fino al 1930 diretti nelle piantagioni di Asia e americhe . Camminare per le strade assolate dell'isola è una sensazione unica, è un viaggio dentro la storia. Antichi palazzi consumati dal tempo si alternano a ville dai giardini trasformati in giungla. Bambini che si rincorrono per le strade sconnesse e donne che vendono bajie e pesce fritto. Il cielo azzurro cristallino dona a quest'isola un'atmosfera magica. Il mattino seguente inizia il viaggio verso Nampula . Questa città la conosco bene è un grande paesone dove si compra e si vende. Una città magazzino con le persone che si muovono alla ricerca dell'affare. Dovremmo acquistare alimenti e tinte. L'operazione è piuttosto complicata, non si trova tutto in un unico magazzino e il traffico caotico ci porta via molto tempo. Partiamo per Cuamba nel primo pomeriggio. I primi kilometri scorrono veloci ,la strada è bella . Quando mancano 150 km l' asfalto si interrompe e inizia lo sterrato. A tenerci compagnia un tramonto bellissimo che tinge di mille sfumature il cielo. La grande notte africana ci coglie ancora per strada . Siamo stanchi ma all'improvviso ecco ,dietro ad una curva, le luci di Cuamba. Il mattino seguente ci fermiamo da un meccanico per sostituire l' ammortizzatore posteriore. Succede sulle strade del Mozambico! Compriamo pane e bajie da una signora dal viso segnato da una vita faticosa . Queste donne sono delle eroine ,lavorano sodo per portare a casa qualche soldo. Finalmente partiamo, il paesaggio sempre uguale eppure così diverso ci accompagna per i 159 km che ci separano da Maua. Bambini sbucano dal nulla per salutarci . Sorpassiamo biciclette cariche di sacchi di mais spinte a mano da uomini scalzi. Arriviamo a Maua nel pomeriggio . Incontrare Suor Dalmazia, dopo un anno è bello. Lei è sempre uguale piena di entusiasmo e di sogni. Concretezza e cuore questa è Suor Dalmazia. Iniziamo a parlare e a raccontarci tutte le avventure . Uno spostamento in Mozambico non è mai banale o noioso. Ti lascia una traccia , un sorriso ,un volto ,uno sguardo .
Diario di Sara
Giovedì 4 agosto, giorno 21.
Ieri siamo finalmente arrivati a Maua. Siamo in viaggio da lunedì, sono stati due giorni stancanti e ricchi di emozioni. La prima tappa è stata Ilha de Mozambique, una piccola isola da cui fino al 1930 milioni di schiavi neri venivano deportati nelle piantagioni americane. La giornata è più tranquilla del solito, visitiamo isola nel pomeriggio e la sera decidiamo di mangiare per strada comprando pane e bajie dalle donne che li vendono lungo la strada. Ci avviciniamo, questa volta non è una ragazza, ma una bimba che dorme appoggiata ad un muretto. Si sveglia di soprassalto, la salutiamo e le chiediamo se va a scuola. Lei risponde di si, per questo è così stanca, ogni mattina si sveglia alle 4. Però ci dice con orgoglio che frequenta la quinta elementare! Sono questi piccoli incontri che rendono questo viaggio così carico di emozioni, quando c'è incontro, c'è conoscenza, e non si smette mai di crescere. L'indomani mattina abbiamo di nuovo la partenza alle 6, questa volta la destinazione è Nampula, grossa città in cui dobbiamo fare rifornimenti per L'Asilo, ma soprattutto per la missione cui siamo diretti. Io e Stefano passiamo tutto il giorno fra il caos di questa città insidiosa, dobbiamo stare sempre attenti alle borse, chi guida probabilmente non ha mai sentito parlare di codice della strada e scopro la triste realtà del commercio mozambicano, tutto in mano agli indiani. Detengono ogni forma di commercio e il loro unico scopo è quello di arricchirsi a scapito dei mozambicani, che sono costretti ad fare i lavori più umili ed essere sfruttati. In un magazzino non prendono la carta di credito, pazzesco! Ma non possiamo che comprare li, abbiamo già girato molti posti e siamo in ritardo, ci aspettano altri 400 kilometri prima di arrivare al prossimo ostello che ci ospiterà. Così, arrabbiati, paghiamo e ce ne andiamo. Di questo giorno però mi porto dietro il sorriso di un uomo a cui abbiamo fatto una bella sorpresa. Suor Dalmazia, da cui siamo diretti, ci ha chiesto se potevamo prendere un po di sapone. Dov'è lei non ci sono i soldi per il sapone. Così ci avviviamo alla prima bancarella del mercato che vende le barre di sapone, e gliele compriamo tutte, tre casse. Il venditore ci guarda con occhi sgranati! Probabilmente non gli era mai successo che due bianchi si avvicinassero e comprassero dalla sua umile baracca. Ci saluta felicissimo e chiama Stefano "patrao", padrone. Ma non gli piace proprio essere chiamato così! "Sei tu il padrone!", gli diciamo. Ogni persona che incontriamo sul nostro cammino ci lascia qualcosa. Appena ci rimettiamo in viaggio comincia un'altra avventura. La macchina è stracolma di latte, vernici, attrezzi, farina, zucchero, sale, sapone e tutti generi di prima necessità da portare a suo Dalmazia per il nuovo centro nutrizionale appena aperto in un villaggio sperduto nel mato, la parte interna e più selvaggia della savana, difficile da raggiungere persino con la macchina.  La strada non è molto lunga, ma ad un certo punto diventa sterrata. Non siamo su una stradina secondaria, ma sulla strada principale che collega il Mozambico al Malawi. Viaggiamo in mezzo al nulla per kilometri e kilometri, poi arriviamo a Cuamba quando è già buio da un po', sta notte dormiremo qui. La mattina seguente scopriamo che la macchina ha dei problemi... E questo è un grosso problema! Perché dobbiamo sperare che non sia niente di grave e soprattutto di trovare un meccanico che lavori seriamente. Fortunatamente va tutto bene, ritardiamo di sole 3 ore, viaggiamo per altre 4  su una strada sterrata, a volte incontriamo dei villaggi, completamente fuori dal mondo.... Molti di loro non sono neanche mai stati nella città più vicina che è Cuamba. Il tragitto è bellissimo, vediamo le scimmie attraversare la strada, starei in auto per tutto il giorno a guardare questo paesaggio, sempre uguale, ma sempre diverso. Quando arriviamo ci accoglie Suor Dalmazia, 80 anni, un concentrato di energia e bontà. È lei che si dedica al centro nutrizionale nel bel mezzo del mato. Non c'è elettricità e qui si incontrano tutti i casi più difficili e disperati dell'Africa, luoghi dimenticati da tutti, persino da chi fa volontariato, ma preferisce farlo al caldo e in una grande città, con tutte le comodità. Suor Dalmi no, ha deciso di farsi coinvolgere fino in fondo dalla Povertà. Oggi pomeriggio ci racconta del centro. Non è solo un luogo dove si distribuisce cibo, ma si costruisce un incontro con le famiglie. Ciascuna di esse viene coinvolta in un percorso di educazione all'igiene, specialmente quando vi sono bambini molto piccoli che soffrono di gravi forme di malnutrizione. Curare la mamma è fondamentale per l'allattamento del piccolo. Poi ci mostra le foto e tutti i segni esterni indice di malnutrizione. Alcuni ce la fanno, altri arrivano quando ormai è troppo tardi... Purtroppo non c'è un villaggio unico, ma un insieme di casette sparse, difficili da raggiungere, per cui è molto difficile rintracciare i casi. Nonostante questo, e per questo, Dalmazia continua a lottare. Grazie.

martedì 2 agosto 2016

Diario di Stefano 
Venerdì 29 luglio, giorno 14. 
Costeggiamo la recinzione in bambù che divide i cortili ,in terra battuta, delle Palhote (capanne). Svoltiamo a destra e improvvisamente la strada si fa più larga. Siamo all'interno di Metoro. Il colore delle palhote si confonde con il rosso della terra. È una grande emozione quando,da dietro una staccionata, spunta un bimbetto e chiama "mana Sara". Ed ecco che ne arrivano altri che ci seguono. Le donne stanno accendendo i fuochi per la cena, si alzano incuriosite da tanta allegria. Alcune mi salutano per nome . Sono i bambini e le mamme dell' asilo Girassol. 
Proseguiamo e passiamo davanti ad uno dei tanti fantasmi della cooperazione. Un pozzo con un rubinetto . Doveva portare acqua in questa zona . In realtà passato il giorno dell'inaugurazione non ha più funzionato. Davanti all'ambulatorio medico ci sono molte mamme sedute per terra con i loro piccoli in attesa delle vaccinazioni. Entriamo e nel cortile i famigliari degli ammalati preparano la cena . Ai pasti per i degenti devono provvedere loro. Arriviamo nel centro dove le strade si incrociano . Diritto si va verso Montepuez e il Niassa ,a destra per Nampula . La mitica n1 che ,dopo 3000 km porta a Maputo. Il sole lentamente scende all'orizzonte.
Sono le cinque del pomeriggio . La piazza si anima di venditori di cibo . Sono sopratutto donne . Pane ,bajie ( crocchette preparate con farina di fagioli e prezzemolo ), piccoli dolci , vengono proposte ai viaggiatori in transito . Arriva un pulman e i ragazzi prendono d'assalto il mezzo. Chi vende mandioca, chi banane, chi bibite fresche...si vende e si compra tutto velocemente. . Il tempo è poco : Il pulman riparte ,qualcuno gioisce altri imprecano poi tutto si scioglie in risa . Tra un po' ne arriverà un altro . Tante piccole briciole per comporre il panino quotidiano.  
Diario di Sara 
Venerdi 29 luglio, GIORNO 14.
 Ieri eravamo di nuovo seduti sotto l'albero di anacardi per la riunione con gli educatori. Sarà un momento importante perché discuteremo dell'andamento della settimana. I giorni precedenti ho mostrato ogni mattina qualche attività per innovare un po' la didattica e, di conseguenza, l'apprendimento. 
Ci sediamo in cerchio e, innanzitutto, preghiamo insieme: è un momento di profonda condivisione per gli educatori a cui io e Stefano ci uniamo per sentirci ancora più vicino a loro. Uno esprime un pensiero sulla settimana, un altro prega per avere la forza di adempiere sempre al meglio nel suo lavoro con i bambini. Poi è il momento di Cecilia, la coordinatrice. Mi dice che le attività le sono piaciute, che sono state molto utili ai bambini, che le piacerebbe se le dessi altri spunti in vista della festa del decimo anniversario dell'Asilo. Poi mi ringrazia anche se sono io che devo ringraziare lei e gli altri educatori, perché mi hanno dato la possibilità di capire tante cose. All'inizio della settimana ero riuscita a trovare finalmente le giuste attività per L'Asilo ed ero intenzionata a mostrarle tutte per offrire agli educatori una vasta gamma di possibilità. E invece ne ho mostrate solo due. Perché? Perché Stefano mi frena e mi dice che va bene così. Poi parlo con Cecilia, anche lei mi fa capire che due bastano e che vorrebbe scriverle da qualche parte, perché ha già molte cose per la testa. Io non capisco, ero così contenta di aver finalmente trovato tutte le proposte, e ora mi dicono di non esagerare! Poi rifletto, forse è giusto così, partire con due sole. In fondo è già un passo epocale quello di aprirsi a nuove proposte. Non corriamo troppo, non cerchiamo di stravolgere tutti gli equilibri, già delicati, che rischierebbero di creare incomprensioni e attriti. Camminiamo insieme, facciamo un percorso. Per questo devo ringraziarli, perché grazie a loro esco sempre di più dal mio egocentrismo europeista ed entro in empatia con loro, li comprendo quando mi dicono "vai più piano". Mi rendo sempre più conto della complessità dell'uomo, che cerchiamo sempre di semplificare per giustificare la nostra pigrizia nella comprensione. E tutto questo riesce. Il cammino è cominciato, questo pomeriggio otteniamo di sfogliare un manuale didattico mai aperto prima, e, tutto questo, insieme.