domenica 17 luglio 2016

Il diario di Sara
Il viaggio è stato lungo e faticoso.
Invasa da molti pensieri, mi sono goduta il viaggio immaginando cosa e chi avrei incontrato. Quando siamo giunti in terra mozambicana, fremevo di emozione.
Ci hanno accolto le suore missionarie con un grande sorriso, mi hanno preso la valigia e ci siamo subito diretti verso Metoro. Abbiamo riposto tutto sul retro del pick-up e siamo partiti.
Qui è tutto diverso, sembra di respirare una genuina aria di naturalezza.
Lungo la strada abbiamo incontrato un gruppo di donne con grandi ceste di pomodori; ci siamo accostati, le abbiamo salutate e li abbiamo comprati. Abbiamo parlato un po' con loro e, legate le ceste sul retro del pick-up, siamo ripartiti.
Nel frattempo mi sono goduta il paesaggio, osservando e cercando di farmi assorbire da ogni cosa (compreso il portoghese!!).
Qui sembra tutto più primitivo, ma non è così, è più umano: ogni benessere è ridotto al minimo essenziale, tutto è misurato. Ad ogni cosa viene riconosciuto il giusto valore. Una maglia è una maglia, rossa o blu che sia, un bicchiere di acqua non è solo un bicchiere d'acqua, è una fonte preziosa da usare con cura, e quando bevo sento di dover ringraziare di essere una privilegiata di questo villaggio, perché 200 metri più avanti non ci sono i rubinetti per sciacquarsi le mani.
Le suore mi trattano come se fossi loro figlia. Suor Teresa, all'arrivo, ci ha preparato dolce. Ha preso un pugno di farina di manioca e ne ha stesa un pochino sulla pentola con delicatezza. Poi ha continuato la preparazione con pochi altri ingredienti e ci ha servito il tutto su di un piattino. Suor Silvia ci ha offerto la marmellata di zucca fatta da loro e ne abbiamo spalmato un cucchiaino sopra. Delizioso!
Qui tutto scorre lento. Sta mattina abbiamo fatto in tempo solo a visitare il centro di salute e il villaggio di Metoro. Molta gente ci ha fermati per chiacchierare un po', abbiamo passato in rassegna tutte le piantine dell'orto con l'aiuto di Manuel, che ci ha spiegato le proprietà di ciascuna di esse. Ho scoperto come  ci si possa curare con le erbe quando mancano i medicinali.
Mentre torniamo per pranzo, Fastino, un ragazzine di 9 anni che usufruisce della borsa di studi, ci ha salutati. Gli abbiamo chiesto come andasse la scuola e ci ha risposto con un gran sorriso che va molto bene!
Poi abbiamo continuato il nostro cammino in silenzio, finché non è ritornato a casa. Mentre pranzavamo, io e Stefano abbiamo saputo che Faustino è stato cacciato di casa dal patrigno e adesso è ospitato dal maestro dell'Asilo Girassol, Raimondo. Sono rimasta impietrita. Ho sempre dato troppe cose per scontato...

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