sabato 30 luglio 2016

Centro Hakumana,

inaugurazione sale dell'artigianato.






Diario di Sara
Martedì 26 luglio, GIORNO 12.
Un manto stellato avvolge la notte, è il cielo mozambicano. Alzo gli occhi e vedo la scia della via lattea... È uno spettacolo mozzafiato. Siamo stanchi, Oggi abbiamo fatto 4 ore di riunione con le suore per discutere dell'anno passato e dei progetti futuri. Le problematiche sono tante, ma qui nessuno si stanca di lottare. Qui un problema che da noi è da nulla, diventa insormontabile. Julia andava a scuola grazie a una borsa di studio, poi è rimasta incinta a 17 anni. Adesso che il piccolo ha 3 anni, lei ha ripreso gli studi, grazie ad una sua amica che le guarda il bimbo, stando a sua volta a casa da scuola! Da quest'anno l'Associazione cercherà di far partire, a fianco al sistema delle borse di studio già esistenti, un nuovo progetto che premierà le ragazze più meritevoli con il pagamento della tassa d'iscrizione, uniforme e il materiale scolastico. Questo progetto permetterebbe di proseguire ulteriormente gli studi, cosa molto difficile per le ragazze, che spesso diventano mamme prematuramente e che sono sommerse da molti lavori domestici, come andare a recuperare l'acqua alla cisterna, compito da tradizione affidato alle donne.
Mercoledì 27 luglio, GIORNO 13.
Ho conosciuto finalmente la scuola primaria e secondaria accanto all'Asilo, di cui Suor Silvia e Analia sono direttrici pedagogiche. Incontriamo i ragazzi. Ridono, si prendono in giro, fanno gli stupidi, un gruppo di ragazze chiacchiera e se la conta nel giardino. Mi sembra di ritornare alle scuole superiori. Con la differenza che ci passano vicino tre ragazzi di ritorno dalla cisterna con un grande secchio d'acqua per il bagno perché qui non hanno lo sciacquone. Sono realmente stupita quando noto che i problemi scolastici che abbiamo noi sono gli stessi di qui, ma aggravati di  2, 4, 20 volte. Ed è questo che rende l'apprendimento così difficile. Proponiamo a due ragazzi di fare un'intervista oggi pomeriggio in cui ci raccontano com'è la vita qui e loro accettano. Arrivano con un'ora di ritardo, sorridenti e spensierati. Io e Stefano stiamo pitturando, interrompiamo il lavoro e gli andiamo in contro. Non sono due, ma una banda di ben 9 ragazzi. Ci sediamo tutti insieme e chiediamo i loro nomi. Fanno tutti l'ottava, corrispondente circa alla nostra terza superiore. Poi cominciano a raccontarci la loro giornata. Alcuni si svegliano alle 4, altri alle 5, uno alle 3. Hanno tutti un bel da fare prima di andare a scuola, faccende domestiche e nei campi. È un momento per me davvero emozionante perche' negli occhi di questi ragazzi me adolescente mentre rido e mi prendo in giro con i miei amici, con la leggerezza dei 16 anni. Finita l'intervista due ragazzi si avvicinano alla mia latta di vernice rossa, la guardano e mi guardano. "Pode, pode", dico loro, e divertiti cominciano a pitturare. Un altro gruppo si avvicina all'albero delle meline per raccogliere i frutti. Una ragazza mi viene in contro indicandomi di assaggiare, non faccio neanche in tempo a togliermi i guanti che mi ritrovo la melina in bocca tutta sporca. Va bene così! Sono sorpresa ed emozionata da tutta questa genuina spontaneità. Poi ragazze e ragazzi ritornano a scuola a giocare a calcio -rigorosamente scalzi- cantando "Vamos a pintar, Vamos a pintar!!!!!!".

mercoledì 27 luglio 2016

L'asilo Girassol, una storia lunga 10 anni

L’asilo Girassol compie dieci anni. A settembre faremo una grande festa! Nel 2002 Padre Luiiz, missionario Passionista,  riapre l’antica missione di Metoro.  Da subito si rende conto che uno dei problemi più  grandi era lo stato di malnutrizione  in cui versava l’infanzia. Quell ' anno eravamo con lui e insieme abbiamo deciso di realizzare quello che ci sembrava un sogno . Tornati in Italia, insieme ai nostri amici, nasce l’associazione Sole Onlus, con l’intento di realizzare l' asilo Girassol. I primi anni i bambini si radunavano sotto l’enorme albero del mango . Al mattino arrivavano al massimo una decina di bambini . Il maestro iniziava a cantare in Macua ( la lingua locale ) . Poi dopo un paio d 'ore, prima di ritornare a casa dava loro un dolcino e un bicchiere di succo di frutta . La diffidenza dei genitori era molta, ma quel dolcino e quel  succo di frutta apportavano un grande beneficio ai bambini che passavano tutto il giorno a digiuno .> Così  iniziarono ad aumentare di numero ! Nel 2006 si realizzò il sogno di un asilo vero. Contribuirono nella realizzazione i genitori . Fin dall' inizio l’intento fu quello di rendere partecipi i genitori:  l'asilo é della comunità. Tutti sono responsabili. Ogni famiglia contribuisce con 100 meticais ogni mese ( al cambio attuale circa 70 centesimi ) .  Le famiglie  che non riescono a contribuire con i soldi  portano legna o fanno dei lavori per l 'asilo. Oggi l’asilo Girassol ha 110 bambini iscritti . Le aule sono tre . Quella dei bambini di tre anni, dove insegna la coordinatrice  Cecilia . Quella dei bambini di quattro anni dove insegnano Raimondo e lo stagista Paolino. Quella dei bambini di cinque anni dove lavora Domingo . Ogni giovedì  c’è  la riunione settimanale di verifica del programma .
Si segue un percorso annuale suddiviso in mesi settimane e giorni . Ogni classe ha il suo programma. Questo aspetto, per noi normale, qui è  davvero una novità per quanto riguarda la scuola dell'infanzia . I bambini che terminano l'asilo ed entrano nella scuola sono molto preparati rispetto agli altri. Parlano il portoghese e riescono a lavorare in gruppo . In questi due anni, con l’arrivo di Suor Analia che è la direttrice dell’asilo, c' è  stato un  più  forte legame tra l’asilo e la scuola. Girassol è diventato il primo gradino del processo educativo. Questo è il vero merito dell'asilo Girassol. Dal 2015 è  stata introdotta anche la colazione.  Questo ha migliorato notevolmente  la salute dei bambini e l’attenzione a scuola. Nella settimana si alterna il semolino e the con pane.  Il pranzo è vario: polenta o riso e a rotazione fagioli, verdura, pesce o pollo . Oltre alla componente alimentare  é  importante anche l’aspetto sanitario. Grazie al centro di Suor Antonietta i bambini vengono seguiti sotto l’aspetto sanitario. Qui trovano medicine preparate con rimedi naturali . Vista la difficoltà  di accedere alle medicine tradizionali questo sistema è un’ottima alternativa. Suor Analia, argentina, attuale direttrice dell’asilo Girassol, con esperienze  in ambito scolastico molto elevate, da pochi mesi è  diventata direttrice pedagogica della scuola primaria di Metoro. La coordinatrice dell’asilo è Cecilia proveniente dal Mozambico. Tale scelta  è stata fatta per favorire un maggior coinvolgimento dei mozambicani nella gestione delle opere. GRAZIE a tutte le persone che in questi 10 anni, in misura diversa, hanno permesso la realizzazione di quello che pensavamo un sogno. Dei diversi progetti che seguiamo in Mozambico, questo è  interamente realizzato con fondi privati . Grazie per aver dato speranza ai bambini di Metoro.
Diario di Stefano 
27 Luglio, giorno 13. Oggi pomeriggio abbiamo incontrato nove ragazzi della ottava classe, la nostra terza superiore. Arrivano prima Sergio e Isaias che timidi varcano il cancello dell'asilo. Dopo i saluti li sprono a chiamare gli altri e a invitare anche le ragazze. Il problema principale è  sempre il coinvolgimento delle ragazze. Passano pochi minuti ed appaiono tre ragazze e sei ragazzi. Facciamo un breve giro di presentazioni. Amade,Terehsiano,Isidro, Celestino,Jorjina, Isaias, Sergio,Zate, Safilina. Qualche risata stempera l imbarazzo. Spieghiamo cosa faremo e perché.  La finalità è   conoscersi un po attraverso la descrizione della loro vita e dei loro sogni . Potranno fare delle domande a Sara per conoscere il nostro mondo.
La prima che parla è Safilina, quattordici anni, dalla bocca esce un filo di voce a fatica sento. Le parole escono una dietro l'altra e raccontano di una giornata faticosa. Inizia alle 4:00 del mattino con l'andare al pozzo a prendere l 'acqua, poi ci sono i piatti della cena da pulire. Appena finito di corsa a scuola. Alle 6,30 c'è  l'alzabandiera con l'inno cantato. Alle 12,30 si torna a casa, si pranza ma poi bisogna andare al pozzo a prendere  l'acqua necessaria per la cena. Dopo aver aiutato nella preparazione del pasto serale, finalmente arriva il meritato riposo.  
Più o meno lo svolgimento della giornata la conoscevo ma rimango sempre sorpreso dalla mole di lavoro che ricade su queste ragazzine. 
Chiediamo poi cosa gli piace fare nel poco tempo libero a disposizione. la risposta è: Giocare a calcio!  In  Mozambico, infatti, il calcio è  molto praticato dalle ragazze.  Ma il sogno di Safilina, ce lo confida coprendosi  la bocca, è diventare Infermiera.
Subito dopo è  la volta di Isidro, 16 anni. In uno stentato portoghese racconta la sua giornata che inizia alle 3 con l'andare a prendere l'acqua al pozzo. Spazza il cortile della sua capanna e, una volta terminato, prende il mortaio per fare del mais una farina. La fatica di "pilar' (si chiama cosi l'operazione per macinare il mais ) è  molta, un bagno rinfrescante è  necessario.  Intanto si sono fatte le sei ed è ora di andare a scuola. Alle 12,30 torna a casa per pranzo e riposino, poi i compiti e se c'è qualche lavoretto da fare tocca a lui. Finalmente la cena e il riposo. Isidro non ha tempo libero, il suo sogno è diventare un dottore.
Molto simili a queste sono le storie anche degli altri ragazzi, così come i loro sogni: elettricista, infermiere, dottore, pilota d'aereo, calciatore !  
Il sole piano piano scende all'orizzonte, l'aria diventa fresca mentre Sara racconta la sua  giornata. I ragazzi la guardano pieni di stupore, quando parla di volontariato vogliono capire meglio. C'è  molta curiosità, questo conoscersi è  molto interessante. 
Li lasciamo con la proposta di prepararci  una lettera per i loro coetanei in Italia.

Asilo Girassol,
quando scuola significa "amore" e "cura".

Paolino, stagista dell'asilo si prende cura di Ivonne.


Asilo Girassol,
piccoli gesti per grandi progetti.







martedì 26 luglio 2016

Diario di Sara
Domenica 24 luglio, giorno 9, L'Asilo Girassol.
Giovedì io e Stefano abbiamo partecipato alla riunione degli insegnanti dell'Asilo Girassol, seduti all'ombra di un albero di anacardi. Suor Analia, la responsabile dell'asilo, ci aveva spiegato la situazione io giorno precedente: la didattica della scuola mozambicana è fondata sulla sistematica ripetizione. Questo non permette di coltivare delle coscienze critiche, attive e curiose. Terminati gli studi, molti ragazzi, in particolare tra gli strati più emarginati della società, non hanno le competenze per emergere dallo stato di povertà. Il problema di aggrava ulteriormente quando scopriamo che nel paese, non solo sono rari i corsi di formazione, ma quasi tutti quelli che ci sono si basano sul modello ripetitivo. Un altro enorme problema è la mancanza del libri. Nella scuola superiore accanto all'asilo, dove Suor Silvia è direttrice pedagogica, nonostante le sue proteste i 500 ragazzi possono usufruire di soli due libri. Tutto ciò influisce pesantemente sul rendimento scolastico. Molti ragazzi a 17 anni hanno ancora difficoltà con il portoghese. Questa scuola comunitaria è una delle migliori della regione.  L'Asilo Girassol sta tentando a fatica di uscire da queste problematiche scolastiche. Grazie ai fondi del sostegno a distanza, abbiamo dato la possibilità agli insegnanti di partecipare a quei pochissimi corsi privati di aggiornamento didattico, che hanno giovato molto al al rinnovamento dell'asilo. Quando ci ritroviamo con gli insegnanti, Cecilia, Domingos, Raimundo e Paolino, ci troviamo davanti a una situazione delicata: cercare di inserire alcune novità senza ferire il loro orgoglio. Mostriamo loro i disegni e i lavoretti della scuola primaria di Bruino Alba Serena e la scuola Cafasso, che hanno realizzato per i bambini. Sono tutti entusiasti, proviamo a dare qualche spunto e a loro piace. Poi Cecilia, la coordinatrice, ci chiede: "È tanto diversa la scuola di qui dalla vostra?". Io e Stefano ci guardiamo, e capiamo che possiamo finalmente toccare l'argomento. Spieghiamo loro le differenze, raccontiamo loro le problematiche che ci sono nella scuola italiana ed europea. Gli diciamo che è molto importante che i bimbi ragionino e sperimentino, anziché ripetere. Le diciamo che qui manca molto materiale scolastico, ma hanno una grandissima varietà di materiale naturale, che noi europei non possediamo più, una risorsa immensa da poter sfruttare per creare delle attività. Così mi propongo di mostrare due attività, lei accetta! Il giorno dopo propongo un gioco con del materiale locale, gli arachidi. Cecilia è entusiasta! Vuole che lunedì cominciamo ad organizzarla nei dettagli. Un primo grande passo è stato fatto!

venerdì 22 luglio 2016

Diario di Sara
Giovedi 21 luglio, GIORNO 6.Giorno per giorno conosco sempre di piu questa realtà. Sono le storie di ciascuno, cui veniamo a conoscenza, che mi permettono di ricostruire il puzzle. José aveva urgente bisogno di una trasfusione; all'ospedale, però, gli infermieri e i medici corrotti hanno chiesto a suo padre 2000 meticais, una cifra altissima per una famiglia. Suo padre allora é tornato a casa, percorrendo una quarantina di kilometri a piedi ma, quando è arrivato all'ospedale, José era morto. 2000 mts sono all'incirca 20 euro. 
La vita di un bambino vale due apericene. Non si può accettare questo, e ancora più frustrante  è la consapevolezza che non possiamo salvare tutti, che le nostre forze sono limitate e molte di esse le spendiamo per far sopravvivere noi stessi eppure, nonostante siamo soltanto una goccia nell'oceano, siamo qui, a conoscere un popolo e ad agire anche solo per far sorridere un bambino. I bambini dell'asilo mi guardano con i loro occhioni grandi e, anche se non riusciamo a comunicare, ci sorridiamo con complicità. Forse oggi qualche bambino in più avrà il cuore più caldo. Poco tempo fa il maestro della scuola primaria, situata a fianco dell'asilo, arrabbiato con gli studenti, gli ha imposto di ripetere in coro "Io sono un asino". Emercido si è rifiutato, aveva frequentato l'asilo Girassol. Uno fra tanti è poco, ma è  una persona in meno nella morsa della sottomissione alla tirannia del governo mozambicano. Forse, allora, a qualcosa serviamo.
Diario di Stefano
Giorno 6, giovedì 21 luglio
Arriva un po" spaurito con gli occhi sgranati e il viso concentrato . È  Julito, quattro anni e deve affrontare la prova di oggi nell' aula deil" asilo Girassol.
Arrotolare un filo e srotolarlo  su un pezzo di legno .È  un esercizio nuovo che e stato inserito quest'anno . Julito prova, a metà  un' incertezza, ma si riprende subito .... Bravissimo!!!!!Cecilia invita tutti i bambini dell' aula ad applaudire a condividere il successo . Se ne torna tutto felice e soddisfatto. Un piccolo passo è  stato fatto .Cecilia è  la persona scelta da Suor Analia come nuova coordinatrice dell'asilo Girassol. A Domingos e a Raimondo  si è  aggiunto anche Paolinho. Queste sono solo due delle novità di quest'anno.La mattina continua giocando in mezzo ai bambini . Sono curiosi e ti guardano, anzi ti scrutano , attentamente. Attenti ad ogni piccolo dettaglio.
Diario di Stefano
Giorno 4, lunedì 18 luglio.
È tardi , quasi mezzanotte ma le emozioni e la corsa di oggi mi hanno lasciato carico di adrenalina. 
Stamattina , il primo impatto con i bambini dell asilo . È  vero è stata l'ennesima volta e  dovrei essere anestetizzato ma ogni anno è  sempre diverso . Non conta il numero dei bimbi , quest anno sono 100, sono i loro occhi, i loro sorrisi che, anche solo per un istante ti si appiccicano al cuore e non vanno più  via . 
Poi ho lasciato li Sara , senza neanche salutarla , l'ho vista mentre era attorniata dai bimbi in festa così  felice che non volevo rompere la magia.
Sono andato con Suor Teresa a Pemba per acquistare tinte e pennelli . Domani iniziamo la manutenzione . Alcune pareti , le porte i bagni.....Solo che fare compere a Pemba è  un impresa . La crisi ha fatto aumentare i prezzi dei prodotti d importazione e non si trova più  nulla. Ci siamo dovuti accontentare dei colori che c'erano. Il molto caldo ed il pranzo saltato hanno reso questa giornata un po' stancante, ma il ritorno con il tramonto magnifico ha fatto passare tutto...

mercoledì 20 luglio 2016

Diario di Sara
 GIORNO 4, lunedi 18 luglio. Sveglia alle 6.30. Oggi conoscerò i bimbi dell'Asilo! Quando io e Stefano arriviamo, ci sono già molti bambini che cantano insieme al maestro. È un'emozione incredibile. Mi siedo in mezzo a loro, sono un po timidi, alcuni di loro non hanno mai visto un bianco, ma sono curiosi, uno mi tocca la caviglia, incredulo di vedere che non è polvere quella che ho sulla pelle! Dopo un'ora mi ritrovo con una decina di bambini addosso, che mi toccano ovunque e mi abbracciano. La timidezza è scomparsa, e tutti vogliono giocare.Oggi nella classe dei 4 anni abbiamo fatto i numeri da uno a dieci. Noto adesso quanto didattica sia ridotta come materiale si hanno solo fogli di carta e matite. Questo posto è un'isola felice: molti bambini soffrono di malnutrizione e non hanno l'acqua, eppure sorridono tutti, e l'Asilo offre l'enorme opportunità del servizio prescolare, vitale per poter affrontare la scuola primaria e combattere il fenomeno dell'abbandono scolastico. All'Asilo i  bambini trovano le cure sanitarie di cui hanno bisogno, cure che altrimenti non troverebbero altrove. Adesso sono qui, sul balconcino della missione e, mentre scrivo, un gruppo di bambine mai viste passa cantando a voce alta e mi saluta, poi proseguono tenendo la testa girata e sorridendomi.  E mentre scrivo, mi sento ancora incredula di tutto questo.
Diario di Sara
Giorno 3,  Domenica 17 luglio
Oggi è  un giorno speciale: primo perché é  domenica; secondo perché  io e Stefano verremo presentati durante la messa alla comunità  e verremo accolti. Per questo motivo terremo un piccolo discorso in chiesa. La messa si svolge in modo diverso rispetto a come avviene in Italia: la celebrazione viene eseguita dai laici, sia in portoghese che in macua, e si canta moltissimo, dopo ciascuna lettura!
La bianca chiesa è ora invasa  dai mille colori delle capulane delle donne (i vestiti). Non ho mai vissuto in un'atmosfera tale. Poi è  l'ora del discorso, parla prima Stefano in portoghese e poi un maestro del villaggio traduce in macua per chi non conosce la lingua. Poi arrivo io, emozionata perché  dovrò parlare davanti a persone mai viste, che chissà cosa potrebbero pensare di una "bianca" arrivata nel loro villaggio! "Salama!", li saluto in macua e loro tutti insieme ricambiano! Parlo in italiano, Stefano traduce in portoghese e il maestro in macua.
Le mie parole giungono agli ascoltatori che alla fine mi applaudono. Anche questa é  fatta! Alla fine della messa molte persone vengono da me e Stefano e presentarsi e a darci il loro benvenuto! (Che bellezza!) 
Nel pomeriggio io e Stefano visitiamo l'Asilo Girassol e Suor Analia ci spiega quali sono le problematiche. Quando raccontavo ai miei amici che sarei venuta qui, molti mi chiedevano: "...E che cosa farai li in Mozambico?". Qualcosa sapevo rispondere, ma anche io ero un po incerta su quello che avremo fatto. Oggi scopro che qui c'è  bisogno di fare  tutto. Tutte le cose banali, che ho sempre dato per scontato, qui sono un serio problema. È  quasi impossibile riuscire a trovare qualcuno che sappia fare dei lavori, e se così fosse, i prezzi sono altissimi. La costruzione di una grondaia, di un canale di scolo, di una recinzione sicura, la manutenzione delle cisterne e dei servizi igienici, sono delle imprese! Senza contare che, qualora il lavoro iniziasse, dev'essere terminato entro ottobre, perché  poi subentrerebbe l'estate e, quindi, la stagione delle piogge torrenziali, che rovinerebbe l'opera. Qui é una lotta continua, e queste cinque suore, da sole, devono fronteggiare tutto questo, e molto altro. Nonostante ciò  tutti vivono le giornate sorridendo, barcamenandosi tra  i problemi quotidiani.

domenica 17 luglio 2016

Il diario di Stefano
GIORNO 1, venerdì 15 luglio
L'aereo piega verso destra. Ecco, finalmente Pemba. Dopo la notte trascorsa senza chiudere occhio, alla vista della baia tutta la stanchezza scompare. I ricordi, le emozioni, la curiosità, il piacere di rivedere le persone cui sono legato.... Tutto questo invade il mio cuore. Ora sono un Mozambico! Insieme a me quest'anno c'è Sara. Membro del direttivo di SOLE, è una ragazza giovane e piena di talento e sensibilità, condivideremo insieme questa esperienza. Perché è proprio un'esperienza, un viaggio che faremo per conoscere ed approfondire questa realtà.
Due punti di vista, due punti da cui partire per tentare di comprendere. Ecco ad attenderci Silvia, Pepita e Teresa, le tre missionarie che ci accompagneranno a Metoro.
Abbracci e saluti. Dal finestrino, lungo la strada per Metoro, il paesaggio scorre veloce, sembra tutto uguale all'anno scorso, ma so che sarà tutto diverso, perché le storie  delle persone che incontreremo saranno nuove, con gioie e dolori che si alterneranno.
Silvia mi racconta del momento duro che sta vivendo il Mozambico, i prezzi dei generi alimentari di base (riso, farina, cereali...) sono aumentati del 50-60%. Lo stato è indietro con gli stipendi da mesi. Questo Paese, nonostante le enormi ricchezze e potenzialità, non riesce ad uscire dal tunnel della povertà estrema. Una delle cause è la corruzione sistematica a tutti i livelli. Con questi pensieri e, accompagnato da una sana tensione, eccomi finalmente alla missione.
Dopo cena e il racconto delle ultime novità, finalmente il meritato riposo.
GIORNO 2, sabato 16 luglio
"Faustino": mentre camminiamo sul mercato di Metoro, mi saluta Faustino, uno dei ragazzini delle borse di studio. Frequenta la sesta primaria, a scuola va bene ed è felice di vederci. Durante il pranzo Suor Teresa ci racconta che è da alcuni mesi ospite di Raimondo, il maestro dell'asilo. Il patrigno l'ha cacciato di casa, Raimondo l'ha accolto come un figlio. Potrà continuare gli studi e sperare una vita migliore.
Il diario di Sara
Il viaggio è stato lungo e faticoso.
Invasa da molti pensieri, mi sono goduta il viaggio immaginando cosa e chi avrei incontrato. Quando siamo giunti in terra mozambicana, fremevo di emozione.
Ci hanno accolto le suore missionarie con un grande sorriso, mi hanno preso la valigia e ci siamo subito diretti verso Metoro. Abbiamo riposto tutto sul retro del pick-up e siamo partiti.
Qui è tutto diverso, sembra di respirare una genuina aria di naturalezza.
Lungo la strada abbiamo incontrato un gruppo di donne con grandi ceste di pomodori; ci siamo accostati, le abbiamo salutate e li abbiamo comprati. Abbiamo parlato un po' con loro e, legate le ceste sul retro del pick-up, siamo ripartiti.
Nel frattempo mi sono goduta il paesaggio, osservando e cercando di farmi assorbire da ogni cosa (compreso il portoghese!!).
Qui sembra tutto più primitivo, ma non è così, è più umano: ogni benessere è ridotto al minimo essenziale, tutto è misurato. Ad ogni cosa viene riconosciuto il giusto valore. Una maglia è una maglia, rossa o blu che sia, un bicchiere di acqua non è solo un bicchiere d'acqua, è una fonte preziosa da usare con cura, e quando bevo sento di dover ringraziare di essere una privilegiata di questo villaggio, perché 200 metri più avanti non ci sono i rubinetti per sciacquarsi le mani.
Le suore mi trattano come se fossi loro figlia. Suor Teresa, all'arrivo, ci ha preparato dolce. Ha preso un pugno di farina di manioca e ne ha stesa un pochino sulla pentola con delicatezza. Poi ha continuato la preparazione con pochi altri ingredienti e ci ha servito il tutto su di un piattino. Suor Silvia ci ha offerto la marmellata di zucca fatta da loro e ne abbiamo spalmato un cucchiaino sopra. Delizioso!
Qui tutto scorre lento. Sta mattina abbiamo fatto in tempo solo a visitare il centro di salute e il villaggio di Metoro. Molta gente ci ha fermati per chiacchierare un po', abbiamo passato in rassegna tutte le piantine dell'orto con l'aiuto di Manuel, che ci ha spiegato le proprietà di ciascuna di esse. Ho scoperto come  ci si possa curare con le erbe quando mancano i medicinali.
Mentre torniamo per pranzo, Fastino, un ragazzine di 9 anni che usufruisce della borsa di studi, ci ha salutati. Gli abbiamo chiesto come andasse la scuola e ci ha risposto con un gran sorriso che va molto bene!
Poi abbiamo continuato il nostro cammino in silenzio, finché non è ritornato a casa. Mentre pranzavamo, io e Stefano abbiamo saputo che Faustino è stato cacciato di casa dal patrigno e adesso è ospitato dal maestro dell'Asilo Girassol, Raimondo. Sono rimasta impietrita. Ho sempre dato troppe cose per scontato...

venerdì 15 luglio 2016

Partire in Mozambico (Sara)
A poco meno di 24h dalla partenza realizzo veramente che per un mese cambierò completamente vita. 
Mille pensieri ed emozioni affollano la mia mente, primo fra tutti la curiosità di scoprire e conoscere la realtà che SOLE ha creato. In effetti, non so bene a cosa andrò in contro, perché a Stefano piace sempre riservarmi  sorprese!
 Per questo motivo non voglio crearmi aspettative, immaginarmi troppo come potrebbe essere; voglio solo godermi queste ultime ore con emozione, e poi catapultarmi completamente in questa avventura ed assaporare ogni istante che passerò in Mozambico. 
Di una cosa sono certa, che questa esperienza assorbirà tutte le mie energie e mi rinnoverà nello spirito; mi renderà consapevole di molte dinamiche e sarà una spinta per essere sempre più attiva verso la difesa di chi non può difendersi. 
Sara
Tornare in Mozambico (Stefano)

Una barchetta di carta, questo è stato il dono semplice e prezioso della Missione di Metoro dello scorso anno. 
E’ trascorso un anno quella barchetta è un po’ sgualcita ma felice. Alcuni sogni si sono avverati: trenta ragazzine hanno l’opportunità di andare a scuola, l’asilo Girassol ha incrementato il numero di bambini, nel centro diurno Hakumana di Maputo l’attività artigianale delle donne prosegue. 
 La barchetta ha navigato un anno intero anche nelle acque difficili e tumultuose italiane. Tra i progetti di MensAmica, il doposcuola e il lavoro accessorio abbiamo speso molte energie. Più passa il tempo e più mi rendo conto che il nostro impegno è navigare nelle nostre acque, creare momenti d’incontro tra le persone, far conoscere nuove culture, sensibilizzare i bambini
Queste azioni non economiche sono molto importanti per incidere in una società come quella attuale dove paura e odio vanno a braccetto. Conoscere l’altro è il primo passo per iniziare una relazione ed questo difficile compito che dovremmo tentare di fare. Come è possibile tornare in Mozambico tutti gli anni? Non è sempre uguale? Tornare in Mozambico tutti gli anni si risponde ad un richiamo forte delle persone che conosciamo è scoprire che i legami restano immutati mentre attorno tutto cambia. Il cambiamento è molto rapido e questo porta le persone a perdere i punti di riferimento tradizionali. Ecco il mio viaggio in Mozambico è sempre una scoperta ed una novità. E poi c’ è la parte più importante del viaggio che è quella di vedere e rendicontare i nostri progetti e sognarne altri. 
Quest’anno insieme a me c’è Sara socia e membro del direttivo di Sole. A lei auguro di vedere con occhi limpidi e puliti dal nostro giudizio le persone. Solo così potremmo fare un’esperienza positiva e al nostro ritorno essere pronti ad un nuovo anno di impegno.
Auguro a tutti una serena estate.
Stefano

mercoledì 13 luglio 2016

Non solo in Africa...

Era una calda mattina di maggio 2015, dalla cucina di MensAmica uscivano i profumi e  il vapore delle pentole. Sulla soglia appare Victoria ( il nome è di fantasia) avvolta in un bel vestito dal tessuto africano, chiede di me, in un italiano stentato. Le avevo chiesto  di venirmi a trovare, dopo che uno degli animatori di Estate Ragazzi mi ha raccontato un fatto accaduto pochi giorni prima.
Ora di pranzo tutti i bambini sono seduti, c’è anche la figlia di Victoria, la piccola Genny ( nome di fantasia ), sette anni. Mangia un piatto di pasta e poi ne vuole un altro e così fa il bis anche del secondo. L’animatore le si avvicina e scherzando l’apostrofa con il classico : “Ma quanto mangi?”. La risposta è un cucchiaio di ghiaccio che penetra nel cuore del giovane ragazzo: “Mangio solo a pranzo”.
Siamo partiti da qui, da questa frase di una bimba di sette anni.
Mi metto a parlare con Victoria, i suoi occhi neri m’ interrogano, provo a parlare lentamente. L’unica proposta che potevo farle era un po’ di volontariato in MensAmica e in cambio avrebbe avuto un aiuto alimentare e il nostro impegno nell’ inserirla nel progetto vaucher della Compagnia San Paolo che avremmo presentato in autunno.
Fin dall’inizio Victoria, con il suo italiano un po’ stentato, si rende disponibile, è molto simpatica e la sua risata contagia tutti noi. Che persona! Nonostante i grandi problemi non fa mai mancare una parola buona per i nostri ospiti: insomma ci conquista tutti. Ma questo non risolve il suo grave problema economico. Senza soldi e le tante spese per l’affitto, le bollette …
Come ogni anno esce il bando della Compagnia San Paolo, indirizzato ad associazioni ed enti no profit per dare una mano alle persone in gravi difficoltà economiche. SoLE propone, per l’aiuto a MensAmica, tre persone tra cui Victoria. Così da ottobre 2015 lei ed altre due persone possono avere dignità con il lavoro retribuito grazie ai vaucher messi a disposizione dalla Compagnia San Paolo.
Oggi, Victoria grazie al lavoro ha acquisito più sicurezza, l’ambiente accogliente di MensAmica ha favorito il perfezionamento della lingua italiana e la piccola Genny, che frequenta la seconda, è più serena e felice di vedere la mamma che lavora.
Il progetto dei vaucher della Compagnia San Paolo non risolve il grave problema della disoccupazione ma ha il grande merito di aiutare, sostenere,  dare speranza e dignità, attraverso il lavoro, a molte persone seppure per un breve periodo. E’ una opportunità per ricominciare e le persone si mettono alla prova in  ambienti sani e stimolanti. Nell’anno 2015/2016 sono state ben sedici le persone che hanno potuto usufruire di questa spinta: oltre a Victoria hanno potuto accedervi anche giovani disoccupati, per loro è stata la prima esperienza lavorativa, e, seppur in un ambiente associativo, si sono messi alla prova con rispetto degli orari e assunzione di responsabilità.
SoLE crede molto in questo tipo di azione che, slegata dall’assistenzialismo, è  centrata sulla persona, sulla sua dignità. Sedici persone che hanno fruito di questo aiuto non sono poche per una piccola associazione come la nostra.
Grazie al lavoro di questi nostri amici siamo riusciti a realizzare importanti progetti quali MensAmica, Orti scolastici e iniziative solidali utili per reperire fondi come Presetik. Riusciamo così a portare avanti  i nostri progetti in Italia, e non solo in Africa, e questo è importante per noi.
Per me che ho seguito alcuni di questi nostri amici è stata un’esperienza bella vedere come piano piano mutavano il modo di proporsi. All’inizio un po’timorosi e sconfortati con lo  scorrere dei giorni sul loro viso compariva il sorriso perché acquistavano fiducia e speranza. 


Questo per noi è il risultato più bello che potevano attenderci!!!

martedì 5 luglio 2016

Nos amamos Mozambique

 I nostri amici Sara Mattiello, Paola Negro e Stefano Bauducco si recheranno in Mozambico nel corso di questa estate. Il motivo principale è la visita attenta ad un gran numero dei nostri progetti, che stanno molto vicini al nostro cuore e che costituiscono una base solida del lavoro di SOLE Onlus.
Noi abbiamo già festeggiato la loro partenza presso la Parrocchia Cafasso il 17 Giugno 2016 contornata da numerosi amici e soci di Sole Onlus per augurare loro una bella nuova esperienza piena di soddisfazioni, come è nello spirito di chi lavora con altri e per gli altri.
A tutti loro noi abbiamo garantito che questo viaggio, che si ripete da oltre 13 anni, servirà a rafforzare ancor meglio la nostra conoscenza relativa ai bisogni ed alle problematiche dei numerosi progetti in Mozambico.
Fra questi ne elenchiamo alcuni, non tutti ma solo i principali, su cui si poggia in particolare la nostra attenzione in questo momento in Mozambico:
  • Metoro, Asilo Girassol che quest’anno celebra i suoi 10 anni, assieme al centro salute
  • Borse di studio a Pemba nel convitto delle Suore Mercedarie
  • Missione di Ile de –-Muliquela (Zambesia) delle missionarie della Consolate con Suor Dalmazia, presenti da solo un anno (Formazione scolastica e lotta alla denutrizione)
  • Hakumana (accoglienza e famiglia) a Maputo, sostegno alle attività artigianali delle donne sieropositive e l’orto
  • Scuola nella missione di Inhassoro ed artigianato.

Ai nostri amici Sara, Paola e Stefano auguriamo un buon viaggio e siamo certi che loro ci faranno vivere, anche da lontano, tutte le loro sensazioni, le loro emozioni, i loro incontri, la bellezza del comprendere e del progettare insieme nuovi ed interessanti orizzonti per tutti noi assieme alla ulteriore comprensione della grande ricchezza e delle potenzialità del popolo del Mozambico.
Buon viaggio carissimi Sara, Paola e Stefano

Da parte di tutti i soci e simpatizzanti di SOLE Onlus