mercoledì 27 aprile 2016

Resoconto sulle uova di Pasqua


Qualche settimana fa si è conclusa alla grande la campagna di Pasqua, tutte le uova sono state vendute! Amiche e Amici, vi chiamo così perchè avete condiviso con noi il sogno di dare una possibilità di studio e di vita dignitosa alle ragazze mozambicane e alle donne del Burkina. Grazie al Vostro aiuto siamo riusciti a concretizzare il sogno:

14 Borse di studio per un anno a ragazzine dai sei a quattordici anni  comprendenti: convitto, materiale scolastico, divise, tasse scolastiche 

20 donne del Burkina Faso possono studiare un anno e conseguire la licenza elementare Questa iniziativa di raccolta fondi è per noi molto importante: all'interno dell’Associazione le campagne di raccolta fondi contribuiscono per il 36% delle entrate totali annue. Il nostro obiettivo, però, non è raccogliere più fondi possibili per metterli da parte, bensì per reinvestirli in iniziative sul territorio italiano, del Mozambico e del Burkina Faso.

Ma perché abbiamo deciso di investire l’intero ricavato per l’istruzione delle donne?

Quando due anni fa Suor Magdalena, accompagnata da Stefano e Paola, fece visita alla classe di ragazzine adolescenti a Metoro, rimase tristemente stupita dal fatto che la maggiore causa di morte tra le ragazze tra i 12 e i 16 anni fosse dovuta al parto, in Mozambico, come in molte altre realtà africane. Quando una ragazza finisce la scuola dell’obbligo intorno agli 11-12 anni, se non ha la possibilità di continuare gli studi, altro non le rimane che trovare marito e condurre un mestiere duro e logorante tutta la vita. Queste bambine, verso i 16-17 anni massimo, diventano madri. Tutto ciò non può che provocare nelle donne un senso di inferiorità ed avvallare la discriminazione di genere, nonché un’involuzione economica e civile della società. Per questi motivi abbiamo deciso di investire parte dei fondi nell'educazione femminile. Due anni fa le ragazze del villaggio camminavano a testa bassa, timide e senza alcuna fiducia in sé stesse. Oggi, le stesse, grazie al lavoro delle missionarie che ogni giorno si impegnano per il riconoscimento dei diritti umani, sorridono per le strade con una maggiore consapevolezza del loro ruolo fondamentale nella società, consapevoli della loro dignità in quanto donne e soprattutto in quanto esseri umani. 

Come dice un detto africano: “Se vuoi educare un villaggio, educa le sue donne”.

mercoledì 13 aprile 2016

Il tuo 5 per mille a SOLE Onlus
5 per mille....persone e non numeri.
Noi di Sole vogliamo farti vedere i risultati perciò ecco cosa siamo riusciti a sostenere anche grazie al 5 per mille:
135 bimbi in due asili in Mozambico
20 borse di studio per formazione professionale ed universitaria in Mozambico
36 borse di studio (scuole elementari, medie e superiori) in Mozambico
10 borse lavoro per donne giovani in Mozambico
35 borse di studio per l'alfabetizzazione delle donne adulte in Burkina Faso
20 sostegni scolastici in Italia
19 sostegni al lavoro in Italia
Il bambino Mozambicano che vedi sorridere e le donne adulte di ASVT Dollebou in Burkina Faso sono alcuni di loro.
CONTINUA A DARCI FIDUCIA!!
Sostieni i nostri progetti in Africa e in Italia con il tuo 5 x mille.




Codice fiscale: 95574450011

Visita il nostro sito www.soleonlus.org


 Ecco qualche numero e qualche grafico sulle donazioni e i donatori:

Il numero di donatori in funzione del tempo, in crescita fino a raggiungere il numero di 437 (5 per mille IRPEF 2013);
L’importo assegnato in funzione del tempo è cresciuto fino alla somma di 14.279,64 €(5 per mille IRPEF 2013)
 Il donatore medio che sceglie SOLE Onlus contribuisce in media per circa 35 €, equivalente mediamente ad un donatore con reddito lordo annuale fra 28.000 e 30.000 € circa.
Per gli ultimi 4 anni (5 x mille IRPEF dal 2009 al 2012 come dai rendiconti SOLE Onlus) l’associazione ha speso l’ 82,4 % di questo contributo per sostegno a progetti in Mozambico, Burkina Faso ed Italia.
Proprio per questo ti chiediamo di continuare a sostenerci con il tuo 5 per mille. Segnati il nostro codice fiscale: 95574450011. Il tuo contributo sarà ben speso !!!!

sabato 2 aprile 2016

In viaggio sul treno della memoria

Facciamo ieri la nostra prima tappa del treno della memoria. Destinazione Terezin, ghetto e campo di transito e  in cui i deportati sostavano mesi o anni prima di essere mandati nei campi di concentramento e sterminio. Qui sostavano principalmente i dissidenti politici e gli artisti oppositori, un luogo "privilegiato" dunque, dove  le condizioni del ghetto erano meno inumane degli altri: ad esempio veniva accettato che i bambini andassero a scuola e che gli artisti operassero. Abbiamo visto i disegni dei bambini, le opere degli artisti che raffigurano la sciagura del campo a fianco, ciascuno con un nome e una vita, ciascuno mandato ad Auschwitz e quasi mai tornato. Del campo abbiamo visitato le stanzette in cui dormivano ammassate centinaia di persone su letti di legno. Ora sappiamo come si lavavano: doccia fredda mentre i vestiti venivano lavati nell' acqua bollente; al termine strizzavano i vestiti, toglievano i parassiti morti e si mettevano i vestiti bagnati; dopo tornavano a lavorare. Ma Terezin non è importante solo per questo, è importante perché fu la prima e ultima tappa della croce rossa danese che vi andò per controllare le effettive condizioni di vita dei campi. Una volta concordata la data del loro arrivo, i tedeschi hanno attuato un'opera di bonifica del campo, hanno costruito bagni nuovi mai stati utilizzati, dipinto le pareti, e all' arrivo della croce rossa è stata indetta una festa del campo e del ghetto vicino. Così, vedendo che i prigionieri non stavano poi così male, la croce rossa ha fatto marcia indietro ed è ritornata a casa, inconsapevole di ciò che stava realmente accadendo. Al termine della festa tutti coloro che avevano partecipato ai giochi, i bambini che avevano cantato, e le donne riprese dalla telecamera mentre ridevano, furono portati nei campi di sterminio di Auschwitz. 
Rimango impietrita dalla forza della propaganda nazista, dell'inconsapevolezza della gente comune, che si è fatta manipolare così facilmente. Terezin però non è l unica tappa della giornata, ci aspetta Lidice, città completamente rasa al suolo dai nazisti. All' inizio di giugno del 1942, infatti, il diretto erede di Hitler venne assassinato in un attentato a Praga. Durante la tortura degli attentatori venne fatto il nome di Lidice, paesino vicino Praga di poche centinaia di abitanti agricoltori. Dopo 6 giorni l'ordine di Hitler venne eseguito: gli uomini vennero fucilati, le donne portate nei campi di concentramento, i bambini nei campi di sterminio e gasati, la città completamente distrutta e cosparsa di sale perché non vi fosse più vita a Lidice. Tutto ciò per dimostrare al mondo la potenza del regime nazista. Abbiamo fame, sono già le 3 del pomeriggio e non abbiamo ancora mangiato, comincia a nevicare e fa freddo; siamo stanchi. Ma appena entriamo nel museo di Lidice non mi importa più di tutto ciò. Ci sono tutte le foto degli abitanti, vedo i loro volti, uno ad uno, ci sono le fotografie delle loro giornate serene nei campi tra i famigliari e i vicini di casa, ce n'è una di due sposi. C' è la foto della scuola scattata 6 giorni prima del massacro. Ci sono i pochi vestiti rimasti, c e il vestito di una bimba, decorato con ricami. Vedo le foto di tutti gli 88 bambini sorridenti e felici, e poi uccisi senza pietà. Piango. Tutte queste persone hanno un nome, un'esistenza, distrutta dalla ferocia di un sistema in cui loro non c'entravano niente.  Andiamo a vedere il monumento dei bambini nel parco dove una volta esisteva la città. Il monumento è in  onore di questi bimbi e di tutti che ogni giorno diventano "colpevoli" di far parte di un mondo che non hanno deciso loro fosse così. Oggi la città è diventata il roseto più grande d'Europa, per testimoniare la vittoria della speranza sull'odio. Ci fermiamo davanti al monumento, la neve scende fitta, tutto è bianco, il silenzio regna, ma dentro ciascuno di noi vibra un'emozione forte perché siamo con la mente e col cuore in sintonia col dolore e la sofferenza, ma anche col la speranza e la consapevolezza che possiamo testimoniare tutto questo.
Sara, 29 febbraio 2016